Qui non ho visto nessuna farfalla
Materiali per una Didattica della Memoria
In questa sezione vengono presentati materiali per l’approfondimento didattico relativi ai più significativi nuclei tematici che contraddistinguevano la vita nei campi di concentramento: La discriminazione, La lingua sconosciuta, I comandi, La divisa, La fame, La solidarietà. Leattività sono state ideate da Daniele Novara; le testimonianze, le letture e gli spunti di riflessione sono stati redatti a cura dell’Associazione “Coordinamento Solidarietà e Cooperazione” di Salerno.
Si tratta di proposte che ogni insegnante potrà utilizzare liberamente per approfondire il tema della deportazione e di tutte le possibili attualizzazioni.
Sono materiali scelti tenendo conto delle domande che gli alunni possono formulare in merito a vicende storiche di tale complessità e vicini il più possibile alla loro sensibilità.
La sezione si conclude con indicazioni bibliografiche, filmografiche e riferimenti ai principali siti di consultazione.
LA DISCRIMINAZIONE
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LA LINGUA SCONOSCIUTA
Testimonianze
Natalia Tedeschi Testimonianza dal lager
Siamo arrivate di notte e siamo state nei vagoni fino al mattino dopo. Quando poi hanno aperto il portellone del carro bestiame, da cui siamo scese, tutti questi ordini in tedesco, che non si capivano. Abbiamo solo capito che dovevamo lasciare lì tutti i nostri bagagli, perché qualcuno, forse qualche interprete o qualcuno dei prigionieri che sapeva il tedesco, aveva capito che le nostre cose ci sarebbero poi state restituite in un secondo tempo. E noi, anche lì, ci abbiamo creduto. E poi hanno diviso immediatamente le persone giovani, le persone meno giovani, gli uomini dalle donne, selezionando quelli che potevano entrare in campo o meno. Io ero sotto braccio a mia mamma... La mia mamma, che non aveva ancora 50 anni, ne aveva 49, mi è stata proprio strappata via dal braccio, è una sensazione che provo ancora adesso... Sento questo braccio che trema, che mi viene portato via... Io sono andata nel gruppo di quelle che entravano in campo e mia mamma, senza che io me ne rendessi conto, è stata divisa.
Fonte: Natalia Tedeschi , Testimonianza dal lager , www.testimonianzedallage.rai.it
Isabella Leitner Frammenti di Isabella
Probabilmente non saprò mai cosa mi spinse ad annotare queste parole, in effetti a scrivere questo intero resoconto nella mia lingua nativa, l’ungherese, quasi subito dopo il mio arrivo in questo paese, nel 1945. Quel che feci – e dopo così tanti anni – sono felice di averlo fatto.
C’è una lingua inglese, una francese. Una russa, anche una spagnola. C’è una lingua ungherese, una cinese. Secondo la Bibbia, Dio punì l’umanità a Babele con una follia di lingue, ma c’è una lingua che neanche Dio riesce a capire, solo noi possiamo, quelli di noi che furono prigionieri all’ombra dei crematori. Il suo nome è lingua del Lager, e ogni parola vuol dire un modo diverso di soffrire. Blockälteste vuol dire capo di mille prigionieri. Vertreterin, la sua sostituta. Stubendienst, capo di un gruppo più piccolo; Stubendienstkapo, capo delle Stubendienste. Ma in realtà Blockälteste voleva dire grida animalesche e percosse ancora più feroci; Vertreterin voleva dire inginocchiarsi; Stubendienstkapo, picchiare; Torwache prendere a calci; Zahlappell voleva dire stare sull’attenti per ore, nella pioggia, nel fango, nel gelo, spesso con la febbre alta. Se ti muovevi, non riconoscevi la tua faccia per i ceffoni del Lagerkapo, per i calci dell’Arbeitdienst. Un Plus significava che potevano portare tua sorella in un altro Block. Mengele avrebbe selezionato lì nel pomeriggio. Cerchi tua sorella, ma lei è già su nel fumo, nel Kremchy. (Questa è l’ironia, a proposito, “il Kremchy”). Il Sonderkommando vuol dire che sono terribilmente stanchi di bruciare la gente. Sarebbero felici se oggi venisse fatto più Transport, hanno dovuto bruciarne diverse migliaia da questa mattina. Un Musulmann voleva dire che pesi solo all’incirca 23 chili e che entro il pomeriggio sarai nel Grese, che andresti al Krematorium piuttosto che capitarle tra le mani. H.K.B. significa che trascini i morti da un campo all’altro e che allora puoi avere una possibilità di organizzare, il cui significato è la possibilità di rubare. Lux è un cane che ti ha staccato pezzi del corpo, ma sei ancora viva. Wurstappell vuol dire che stai in fila per ore e poi ricevi una fetta di salame sottile come la carta. (Era salame? Vero salame? Non può esserlo stato). Pritsch vuol dire che quattordici di noi giacciamo su un asse di legno piena di pidocchi. Se l’asse si rompe – ed era costruita apposta per rompersi – quattordici di noi cadiamo sull’asse inferiore, e poi vent’otto di noi cadiamo sulle quattordici persone che stanno ancora più in basso. Gridano in ungherese, gridano in polacco, e in qualsiasi lingua vengono urlati gli ordini, devi capirli. Kontrolle significa che il coltello che ti sei procurata con la tua fetta di pane, lo nascondi nelle scarpe perché non hai il permesso di avere nulla tranne lo straccio che indossi. Blocksperre significa che non hai il permesso di andare al cosiddetto bagno, ma non hai neanche il permesso di farla nelle mutande e si dava il caso che tu avessi la diarrea.
Parole che non avevamo mai saputo ma che abbiamo dovuto imparare, come in America devi imparare l’inglese, in Svezia, lo svedese; nella Lagerland, il lagerese.
Queste parole non sono interessanti per un estraneo; la maggior parte sono parole comuni con origine tedesca, in qualche modo imbastardite durante il cammino. Sono significative solo perché questo numero limitato di parole è diventata una lingua. Una lingua in cui ogni parola voleva dire sofferenza, e tuttavia una lingua dalla quale dipendeva anche la tua possibilità di sopravvivere. L’unica lingua che importasse. Nessun’altra lingua aveva senso. Nessun’altra era parlata. Queste parole si sentivano di continuo. Si usavano di continuo.
Fonte: Isabella Leitner, “Frammenti di Isabella”, Testo redatto con l’assistenza di Ruth Zerner, Lehman College, Mursia Editore, p. 111, 112, 113
Lessico del Lager
Abstand! – State lontani!
Abtreten! – Allontanatevi!Rompete le righe!
Achtung! – Attenzione!
Alles heraus! – Tutti fuori!
Alles in die Zelte! – Tutti nelle baracche!
Antreten! – Nei ranghi!
Appell in die Zelte! – Tutti nelle baracche per l’appello!
Appellplatz – Punto di adunata
Aufpassen! – Fate attenzione!
Aufstehen! – In piedi!
Blockälteste – Detenuto capo delle baracche
Drexlerka - Soprannome di una donna SS di grado elevato
Grese, Irma – Nome di una sadica donna SS
H.K.B. – Squadra di lavoro (Kommando) per trasportare i cadaveri
Holen – Prendere
Kanada – Un deposito di roba confiscata ai prigionieri appena arrivati
Kapo – Prigioniero al quale veniva data autorità sugli altri prigionieri.
Knien – Inginocchiarsi
Kontrolle – Controllo
Lager – Campo
Lageralteste – Detenuto più autorevole del campo
Lagerfuhrerin – Comandante donna del campo
Lagerpolizei – Polizia del campo
Los! – Avanti!
Meldung – Messaggio, annuncio
Musulmann – Prigioniero totalmente emaciato, scheletrito ( pronto per il forno crematorio)
Oberkapo – Kapo superiore
Obersari – Soprannome dell’alta SS Oberscharfuhrer
Oberscharfuhrer – Ufficiale superiore
Organisation; Organizacio – Organizzare; procurarsi ( “rubare”)
Pass amol auf! – Fai attenzione! ( Un ammonimento)
Pritsch – Tavolaccio
Ruhe! – Silenzio!
Ruhetreten! – Riposo!
Schutzhaftling – Prigioniero
Selekcio, Selekcja, Selektion, Szelektàl – Selezione di prigionieri per la vita o la morte
Sonderkommando – Squadra speciale ( addetta a bruciare la gente)
Spokoj ma byc – un ordine polacco per il silenzio
Strafe – Punizione
Strafkommando – Squadra punitiva
Tattoo – Tatuaggio
Torwache – Guardia dell’entrata
Wurstappell – Appello per la salsiccia
Zahlappell – Appello
Zelte – Baracche
Ziegel – Mattone
Per riflettere insieme
a) Racconta una situazione in cui era molto importante capire, ma non avevi la necessaria padronanza della lingua.
b) Ti è mai capitato di dover comunicare con qualcuno che non parlava la tua lingua?
Quali sensazioni hai provato? Quali strategie hai messo in atto per farti capire?