Qui non ho visto nessuna farfalla
La mostra
L'Associazione COORDINAMENTO SOLIDARIETA' E COOPERAZIONE di Salerno, nell'ambito dell'attività di formazione, destinata a docenti e studenti per la promozione di una cultura della pace, della nonviolenza e della legalità che svolge da dieci anni, ha realizzato una mostra interattiva per ragazze/i dai dodici ai sedici anni sul tema della deportazione.
E' il risultato di un lavoro di ricerca di un gruppo di docenti che, durante la loro pratica didattica, si sono posti il problema della trasmissione a ragazze/i, preadolescenti ed adolescenti, della memoria di un “fatto storico”, tanto complesso ed emotivamente molto forte, di fronte al quale si paventa spesso il rischio che, superando la soglia della tolleranza emotiva e cognitiva, possa provocare solo senso di impotenza e rimozione.
D’altra parte è altrettanto concreto il rischio di trovare in questo timore l’alibi per ambigui e colpevoli silenzi, proprio nei luoghi deputati alla trasmissione della memoria, primo fra tutti la scuola, per lasciare spazio al ripetersi di sterili rituali di commemorazione, rischio che diventa più evidente man mano che, venendo sempre più a mancare la possibilità di ascoltare i “testimoni”, la verità del vissuto storico può finire con l’identificarsi con una delle sue possibili interpretazioni.
Fermo restando l’unicità storica dell’esperienza della deportazione, è proprio dalla sua conoscenza che si può partire per cercare di guardare al passato e ancor più al presente con rinnovata capacità critica, nella speranza che, nonostante il ripetersi degli stessi ingiustificabili comportamenti da parte degli adulti, la storia possa infine diventare veramente maestra di vita proprio per ragazzi e ragazze nel periodo della loro formazione culturale ed umana al di là della retorica delle programmazioni scolastiche.
Si è dunque pensato di utilizzare una metodologia interattiva che, attraverso la proposta del viaggio evocativo e simbolico, susciti curiosità ed interrogativi per stimolare interesse e quindi desiderio di approfondire e sapere, già a partire dal titolo " QUI NON HO VISTO NESSUNA FARFALLA", un verso della poesia di Pavel Freedman, uno dei quindicimila bambini rinchiusi nel campo di Terezin, poi mandato ad Auschwitz dove ha trovato la morte.
Il suo è il ricordo struggente dell'ultima, proprio l'ultima farfalla, di un giallo così intenso, così assolutamentegiallo, come una lacrima di sole quando cade sopra una roccia bianca, vista fuori del ghetto. E' il simbolo della sua infanzia negata, della libertà perduta, della vita stroncata da una logica assurda ed incomprensibile agli occhi di un bambino. Come la vita di una farfalla dura un giorno, così la sua vita durerà troppo poco per poter realizzare i propri sogni.
Proprio seguendo il filo dei ricordi i giovani visitatori sono invitati a ripercorrere l'odissea dei deportati attraverso dieci ambienti tematici, definiti "quadri", corredati da immagini, video, testimonianze, documenti storici. L'intento è quello di uscire dal modello solo visuale - che implica una ricezione piuttosto passiva e a volte spettacolare - per coinvolgere direttamente i ragazzi in attività strutturate (role-plays, simulazioni, disegni, ecc.) e guidarli, attraverso la metafora del viaggio, a vivere esperienze di esplorazione della memoria, le sole efficaci a creare nuove connessioni e nuove conoscenze.
E’ evidente che si tratta di un percorso che non pretende esaustività storica né filologica e che rinuncia di proposito alla crudezza tipica di molte immagini documentarie, puntando invece al linguaggio immediato e diretto delle testimonianze e delle narrazioni, a quello dei fumetti, delle sequenze filmiche, delle opere grafiche di artisti sopravvissuti all'orrore. Il gruppo di ricerca, nel suo progetto, è stato sostenuto dalla consulenza pedagogica del Direttore del CPPP Daniele Novara e dalla consulenza storica del responsabile della programmazione didattica della Fondazione Villa Emma di Nonantola, il prof. Fausto Ciuffi.
Il percorso completo, per una scolaresca divisa in gruppi da quattro/sei allievi, dura circa 2 ore: all'ingresso i ragazzi, accolti da un animatore, ricevono un taccuino di viaggio che li accompagnerà per tutto il percorso e che poi porteranno con sé. Dopo essere passati attraverso uno spazio che simula l'interno di uno dei vagoni ferroviari usati per la deportazione, iniziano il "viaggio" conoscitivo in dieci tappe: la discriminazione, la destinazione ignota, la lingua sconosciuta, la divisa, la punizione, il freddo e la fame, la solidarietà, la fatica e il lavoro, i ricordi, il ritorno.
Al congedo, che vuole chiudere in positivo il percorso, ognuno scrive ad un coetaneo in forma anonima un messaggio su questa esperienza (una frase, un'emozione…) per fissare e comunicare la memoria di ciò che ha vissuto. Agli insegnanti viene consegnato un kit didattico per l'approfondimento e la ricerca, basato su testimonianze, brevi filmati e ulteriori attività da svolgere con i ragazzi in classe, bibliografia, sitografia e filmografia essenziali.
E' un'occasione formativa rivolta al mondo della scuola per potenziare nei giovani la capacità di leggere diacronicamente i fatti storici e per sperimentare nuove modalità di trasmissione della memoria che sappiano avvicinare le generazioni per costruire insieme forme di resistenza critica alla discriminazione e alla violenza.
I docenti interessati a realizzare progetti di educazione alla pace, di educazione interculturale o sulla Memoria della deportazione, possono far riferimento all’Associazione Coordinamento Solidarietà e Cooperazione di Salerno per una consulenza metodologico–didattica e per una ulteriore documentazione scritta o multimediale.