Modelli educativi tradizionali
Il modello autoritario vede l’imposizione dell’autorità dall’alto, cosa che provoca, in chi subisce l’imposizione, un reazione risentita: la sottomissione di chi subisce è solo esteriore, e inoltre non produce senso di autonomia o di responsabilità, ma solo dipendenza e mancanza di iniziativa in chi è in posizione “down”; chi subisce l’imposizione verrà inoltre inibito anche nelle sue capacità collaborative e soprattutto nella sua capacità di prendere in debita considerazione le necessità altrui.
L’altro è il modello permissivo, lassista, in cui è la volontà di chi sta in basso – ad es. alunno o figlio – ad essere imposta al genitore o insegnante; in questo caso, è quest’ultimo a provare risentimento, e questo risentimento verrà fatto “pagare” in altro modo all’altro, al responsabile dell’imposizione.
Questo è quello che si verifica di solito quando una persona non vede soddisfatti i propri bisogni, e il conflitto del resto sorge proprio ogniqualvolta vi siano due bisogni contrapposti, ovvero quando vi è una discordanza fra due o più persone a livello di valori. Ora, noi educatori (genitori e/o insegnanti) siamo, spesso inconsapevolmente, portatori di modelli educativi di questo tipo – spesso di tipo autoritario – che tendiamo, altrettanto inconsapevolmente, a riprodurre verso i nostri figli o alunni, ovvero a capovolgere nel contrario (da autoritario a permissivo , o da permissivo ad autoritario), o a mescolare l’uno con l’altro, alternandoli a seconda della situazione. Su questo punto, è possibile riflettere attraverso ad esempio dei laboratori di autobiografia educativa, nei quali si è invitati ad analizzare come l’educazione familiare o scolastica da noi a suo tempo “subita” sia rifluita nelle nostre attuali modalità educative di genitori o insegnanti.