Educhiamoci alla legalità
Istituto Magistrale “Regina Margherita” - Salerno
Antonella Chiellini
 

Grazie ad un finanziamento della Regione Campania è stato realizzato nel nostro Istituto un progetto di Educazione alla legalità che, partendo da un'idea originaria di lotta alla delinquenza organizzata e alla camorra, si è col tempo andato definendo all'interno di un contesto più ampio che includeva spunti di educazione alla comunicazione, alla gestione positiva dei conflitti, nonché di riflessione sulle tendenze al conformismo di gruppo.. L’educare alla legalità è inteso in quest’ottica come un progetto di prevenzione per una crescita centrata sulla libertà, per un'assunzione responsabile delle regole sociali, per il rispetto di sé e degli altri, per una democrazia sostanziale. Già gli stessi rapporti educativi da questo punto di vista possono  essere sinonimo di legalità e democrazia, o, viceversa di arroganza, trascuratezza e autoritarismo (cfr. Daniele Novara - Patrizia Londero  Scegliere la pace - Educazione alla solidarietà -  E G A   1994).

Perciò, per aiutare i ragazzi a sviluppare un atteggiamento democratico che unisca il rispetto delle regole, l'accettazione degli altri, ma anche l'affermazione della propria autonomia, non basta fornire semplici contributi informativi sui vari fenomeni d'attualità legati all'universo legalità; è invece necessario coinvolgere gli adolescenti in attività che li vedano protagonisti di esperienze vissute in maniera più diretta. Per questo il progetto ( destinato agli alunni delle classi II, III e IV degli indirizzi socio-psico-pedagogico, scientifico-tecnologico e linguistico) ha avuto un taglio poco frontale, alternando brevi interventi informativi dei conduttori ad ampie forme di partecipazione attiva dei ragazzi che partecipavano volontariamente agli incontri pomeridiani in orario extra-scolastico.
In alcune attività dei laboratori interattivi la tematica della legalità è stata collegata, oltre che alle “regole di funzionamento” della comunicazione, alla dialettica fra assertività personale e conformismo (un atteggiamento quest'ultimo, particolarmente diffuso nell' età adolescenziale, in cui  è più forte il potere trainante del gruppo anche nei fenomeni di devianza), anche alle tematiche della buona gestione del conflitto,” in base ad un’ istanza antropologica e anche giuridica che vede le regole, le normative e anche le norme giuridiche legate alla necessità di trovare una codificazione a dei conflitti che altrimenti risulterebbero devastanti. Mentre la buona gestione del conflitto appare legata alla capacità assertiva, quindi alla capacità di rispondere positivamente alle sfide della vita, il modo conformistico appare una modalità depressiva che punta a misconoscere la propria autonomia e ad adeguarsi passivamente ai modelli imposti. Per questo occorre, con questi ragazzi e ragazze, lavorare sui temi della comunicazione profonda, della critica costruttiva, delle capacità negoziali dentro il conflitto, e della gestione positiva delle proprie zone d'ombra, in particolar modo quelle legate al conformismo, all' aggressività, alla violenza e alla distruttività. Per fare ciò, questi ragazzi hanno bisogno di trovare adulti che sappiano essere per loro un'occasione di confronto costruttivo(D. Novara). Da qui il titolo del progetto “Educhiamoci alla legalità”: un invito rivolto non solo agli “educandi”, ma anche agli “educatori” stessi.
I laboratori pomeridiani, condotti da formatrici dell’Associazione "Coordinamento Solidarietà e Cooperazione" di Salerno,  si sono articolati in 7 incontri di due ore ciascuno, e hanno fatto uso di giochi, role-plays, lavori di coppie e di gruppo, cui ha sempre fatto seguito una fase di dopogioco, cioè di riflessione collettiva in forma di brain-storming; questa, riportata su cartellone e ampliata con spunti teorici dalle conduttrici, è stata ripresa all’inizio di ogni incontro successivo, con lo scopo di rendere più trasparente il percorso dei singoli laboratori, nonché di permettere ai ragazzi di trasferire nella loro realtà quotidiana quanto appreso in maniera esperienziale nel corso delle simulazioni.
 Gli incontri erano ispirati di volta in volta ad un diverso tema conduttore:
conoscenza di sé;
percezione di sé e degli altri;
comunicazione e ascolto attivo;
condivisione, fiducia e cooperazione;
conflitto e negoziazione;
pregiudizio / accettazione del diverso;
giustizia, regole e legalità; squilibrio nord-sud del mondo
e si ponevano come obiettivo non solo l' acquisizione di nuovi contenuti da parte degli allievi, quanto piuttosto la possibilità di metterli a confronto con nuove modalità relazionali: capacità di ascoltare e comunicare in maniera efficace, di problematizzare, di utilizzare la propria assertività in maniera positiva, di valorizzare le risorse degli altri al di là dei pregiudizi, di negoziare per risolvere i conflitti in maniera nonviolenta, di riflettere su ruolo e funzione delle regole nella società. Per questo le metodologie di lavoro utilizzate sono state ispirate alla solidarietà ed alla non-violenza, nel senso di una gestione non distruttiva dei conflitti che non ricada nella logica della sopraffazione del nemico. La scelta di attività basate soprattutto sul gioco non è casuale : il gioco ci coinvolge infatti anche a livello emotivo, oltre che cognitivo; aiuta a creare un positivo clima socio-affettivo in un gruppo, ed è anche verifica di cose apprese attraverso le proprie esperienze; ci consente infine di sperimentare situazioni nuove e di assumere atteggiamenti che nella realtà non oseremmo fare nostri. La maggior parte delle attività proposte sono state tratte- e talvolta riadattate- dai testi della serie SCEGLIERE LA PACE  a cura di Daniele Novara (EGA) e da GIOCO E DOPOGIOCO - Con 48 giochi di simulazione, di Paolo Marcato, Cristina Del Guasta, Marcello Bernacchia, Ed. La Meridiana.

 

Ecco alcune delle attività e dei giochi realizzati con i ragazzi:
 
·        PRESENTAZIONE A COPPIE  (obiettivi: conoscenza, comunicazione, ascolto)
TEMPO : 50 minuti
Si formano le coppie con una delle seguenti modalità :
-          I partecipanti sono in circolo e il conduttore è al centro e tiene tra due dita tanti  laccetti (corrispondenti alla metà del numero dei partecipanti ). Ciascuno afferra  un’estremità .
-          Il conduttore numera i partecipanti in due serie (es. da 1 a 9  se i partecipanti sono 18).
A occhi chiusi i ragazzi si aggirano nell’aula pronunciando ad alta voce il proprio numero, finchè tutti hanno trovato il compagno con lo stesso numero.
 
Seduti uno di fronte all’altro ciascun elemento della coppia ,nel tempo di 3 minuti, si presenta all’altro che deve ascoltare in silenzio (senza fare domande , osservazioni, o altro) . Poi si invertono i ruoli.
Seduti in circolo ciascuno ora presenta il proprio compagno al gruppo
DOPOGIOCO : E’ stato facile o difficile parlare di sé al compagno?  E’ stato facile o difficile ascoltare il compagno senza intervenire? Perché ? Come vi siete sentiti nella descrizione del compagno ? Ci sono state aggiunte, omissioni, interpretazioni?
 
 
·        LO SCULTORE  (obiettivo: comunicazione  verbale)
TEMPO : 15 minuti
Uno dei  partecipanti è lo scultore, gli altri in coppie sono le sculture. Lo scultore deve plasmare una figura, dando indicazioni esclusivamente verbali (senza muoversi o mimare) . Le coppie eseguono . Lo scultore, quando  è soddisfatto della propria opera , dà il titolo alla scultura; al suo grido “ accorrete gente, accorrete!”, le coppie si sciolgono e se ne formano altrettante, con una diversa composizione. Chi resta fuori fa lo scultore.
.       LIBERI NELLO SPAZIO  (obiettivo: sperimentare una  comunicazione non  verbale)
TEMPO : 5 - 10 minuti
Musica di sottofondo, i partecipanti si bendano. Il conduttore invita i partecipanti a comunicare, a entrare in contatto tra loro,  muovendosi liberamente nell’ambiente, ma senza parlare.
DOPOGIOCO :
-          Che cosa è successo ? Come vi siete sentiti? Non vedere, non poter parlare ,ha impedito la comunicazione? E’ stato piacevole o no?Abbiamo scoperto qualcosa di noi, sulla nostra modalità di comunicare in modo non verbale?
 
·        IL CIECO E LA GUIDA  (obiettivo: empatia  e ascolto non verbale)
TEMPO : 20 minuti
-          Formare le coppie : in piedi, in due file parallele, ad occhi chiusi e con le mani protese in avanti  cercare il dirimpettaio.
-          Ogni coppia è formata da un cieco (bendato) che è guidato dall’altro in un percorso. Non si può assolutamente comunicare verbalmente. Dopo 3 minuti ciechi e guide si scambiano i ruoli.
DOPOGIOCO : Come ci si è sentiti da ciechi/ da guida? Ci sono state difficoltà nell’ascoltare, nell’entrare in empatia con l’altro? Come hai vissuto l’asimmetria dei ruoli ? ( dipendenza… lasciarsi guidare…controllo….) Ti sei  fidato? Che cosa ho scoperto di te ? e dell’altro?
 
·        L’INTERVISTA (obiettivi: esporsi, parlare di sé, superare la paura di essere giudicato, ascolto attivo)
TEMPO : 30 minuti
-          Formare le coppie : seduti in circolo ciascuno cerca con lo sguardo un compagno. La formazione definitiva della coppia è sancita da un occhiolino reciproco.
Le coppie , sedute di fronte, si intervistano reciprocamente per 3 minuti a testa, ponendosi queste domande: Che cosa non ti piace ? Quando vieni ferito? Quando fingi? Quando hai paura?
Chi ascolta l’altro, dovrà ripetere, rimandargli più volte la domanda o le affermazioni, in altre parole  fargli da specchio al fine di  aiutarlo a meglio definire i propri sentimenti (ad esempio, con domande del tipo “Che cosa esattamente non ti piace?” ). Gli osservatori dovranno prestare attenzione alla dinamica attivata dalla ripetizione/riformulazione della domanda.Nel dopogioco
ognuno proverà ad esplicitare dal suo punto di vista gli aspetti che ha vissuto/osservato circa la  dinamica della comunicazione.

 

·        GIOCO DI RUOLO :”TORTA E  TV”  (obiettivo: provare a risolvere un conflitto quotidiano attraverso la negoziazione e la ricerca di soluzioni positive )
TEMPO : 30 minuti
Si distribuisce ai partecipanti una copia della situazione  da inscenare :
Lucio, il padre di Giovanna, torna dal lavoro e si siede al tavolo della cucina; poi accende la TV in attesa delle notizie del telegiornale. Infatti si prevede uno sciopero dei mezzi di trasporto per l’indomani e Lucio deve necessariamente sapere dall’ultima edizione del telegiornale se potrà recarsi al lavoro. Poi si alza e va nella camera accanto per fare delle telefonate di lavoro. Nel frattempo Giovanna si è messa a preparare una torta perché l’indomani è il suo compleanno e a scuola c’è l’usanza di festeggiare con dolci fatti in casa .Per preparare la torta è necessario che Giovanna usi  il tritatutto(per sminuzzare  mandorle e nocciole)  e il frullatore ( per la panna montata).
Lucio ritorna in cucina proprio per l’ora del telegiornale , mentre Giovanna è alle prese con il tritatutto. Il padre ordina a Giovanna di non far rumore. La figlia risponde che è entrata per prima in cucina e che deve necessariamente preparare la torta.
Nasce un litigio che non fa sbloccare la situazione  e non realizza il bisogno di nessuno dei due.
 
Due volontari rappresentano il role – play col litigio finale.
Al termine della messinscena il conduttore chiede : come si può risolvere a questo punto la situazione in modo da soddisfare al meglio le esigenze di entrambi? Si possono seguire le fasi per la soluzione positiva di un conflitto, elaborate da Gordon :
1.      Con la tecnica del brainstorming si scrivono su un cartellone tutte le possibili soluzioni che i ragazzi propongono (registrarle senza valutarle)
2.      I ragazzi valutano le soluzioni emerse , eliminando quelle non accettate , anche se da uno solo
3.      Tra quelle rimaste si individua (evitando la votazione) la soluzione migliore
4.      Il conduttore invita i ragazzi a stabilire i compiti per la sua realizzazione
5.      Due ragazzi rappresentano la soluzione positiva del conflitto.

 

·        PROBLEMA TUO, MA NON SOLO (obiettivo: entrare nel problema dell’altro cercando di individuare soluzioni)
TEMPO : 30 minuti
Ogni ragazzo scrive in forma anonima su un foglio un problema personale che può riguardare il suo rapporto con la famiglia, la scuola, gli amici, lo sport o un altro ambito definito in partenza.I fogli piegati vengono consegnati al conduttore, il quale li mescola e li fa pescare a caso dai partecipanti. Così ciascuno si troverà tra le mani un problema non suo, a cui tuttavia cercherà di dare una possibile soluzione, che metterà per iscritto sul retro del foglio. A rotazione si leggono i problemi e le soluzioni proposte. Poi i ragazzi ripongono al centro i biglietti e ciascuno riprende il proprio, considerandolo un aiuto al suo problema.
 
·        IL NASTRO ROSSO (obiettivo: vivere empaticamente la situazione di disagio e di esclusione di chi e’ diverso)
TEMPO : 20 minuti
La partecipazione è su base volontaria: ai ragazzi che decidono di aderire all’esperimento di provare sulla propria pelle il disagio del “diverso”,  si chiede di portare al braccio un nastro rosso oppure un altro segno “distintivo”  (per esempio, truccarsi un solo occhio) per una settimana, e di registrare accuratamente nel corso della settimana espressioni non verbali, silenzi, sguardi, domande,  giudizi, commenti delle persone.
I volontari che si sono sottoposti all’attività durante la settimana precedente  leggono tali reazioni.
DOPOGIOCO:
-          Che sentimenti hai provato nel vivere con addosso un segno tangibile di differenza? (Vergogna? Indifferenza? Paura? Coraggio? Isolamento? Superiorità? Comicità? Altro?)
-          Commenta la tua risposta. Quali sono stati i sentimenti che hai avvertito intorno a  te? (Ostilità? Paura? Simpatia? Pregiudizio? Tenerezza? Disprezzo? Indifferenza? Cordialità?)
     Tutti possono esprimere le proprie osservazioni.

·        LE STRISCE PEDONALI  (obiettivo: esercitarsi alla legalità e a trovare soluzioni alternative a forme omertose di complicità)

 TEMPO : 30 minuti
Si legge il testo “Le strisce pedonali” (tratto dal volume “Scegliere la pace: Educazione alla solidarietà” di D. Novara e P. Londero (EGA):
Una sera ero in vespa con Tonino,un mio amico.Insieme stavamo andando ad incontrare degli amici che abitano dall’altra parte della città. Eravamo un po’ di fretta, ma non solo per questo non ci siamo fermati alle strisce pedonali, mentre un vecchietto le stava attraversando. Una vespa non è ingombrante come una macchina e ci passa benissimo sulle strisce, anche se qualcuno le sta attraversando. L’abilità del mio amico è proprio quella di schivare le persone senza danni né a loro, né a noi, almeno fino a quella sera. Infatti Tonino forse non ha preso bene le misure e non è riuscito a schivare il vecchietto, che così è stato investito. Ripreso il controllo della vespa quasi caduta, è scappato via, ed io con lui naturalmente. Il giorno dopo leggiamo sul giornale che un vecchietto versava in gravi condizioni all’Ospedale a causa dell’investimento di una vespa con a bordo due ragazzi. Veniva indicato anche il numero di targa della vespa, che ovviamente si stava cercando di rintracciare assieme al conducente. Poco dopo mi telefona Tonino per dirmi che, se qualcuno avesse chiesto informazioni, di rispondere che noi quella sera ci trovavamo da tutt’altra parte rispetto al luogo dell’incidente. 
1.      Te la sentiresti di essere complice?
2.      Prova a metterti nei panni di chi è stato investito
3.      Che faresti al posto del ragazzo?
Ciascuno scrive le proprie risposte, in forma anonima, su un foglio. I biglietti si mescolano, si ridistribuiscono e si leggono, a rotazione, ad alta voce, per essere poi sistemati a terra, in modo da poter essere visti da tutti. 

 

·        LA TORTA MONDIALE  (obiettivo: immedesimarsi nelle relazioni di squilibrio  internazionale e  vivere  contemporaneamente una vivace dinamica di gruppo)
TEMPO : 30 minuti
Il conduttore porta una bella torta e promette ai partecipanti al gioco che ciascuno ne avrà una fetta; prima però i giocatori devono cambiare identità : ciascuno di loro deve assumere il ruolo di rappresentante di uno Stato aderente all’ONU.
Lo Stato da rappresentare non si sceglie a piacere , ma si pesca a sorte da un mazzetto di bigliettini preparati in anticipo (i bigliettini sono dello stesso numero dei partecipanti, e su ciascuno di essi è scritto il nome di uno Stato diverso).
Quando finalmente prendono posto a tavola (dove troveranno un segnaposto su cui è scritto il nome del Paese rappresentato e il reddito medio), i ragazzi scoprono che la fetta di torta  cui hanno diritto non è uguale per tutti, ma è proporzionale al reddito medio pro-capite dei cittadini dello Stato che ciascuno di loro rappresenta.
Le reazioni e le considerazioni dei ragazzi di fronte a questa situazione consentono di avviare una riflessione sugli squilibri nella distribuzione e nel consumo delle risorse tra i Paesi ricchi del Nord del Mondo e quelli del Sud.
 
A conclusione degli incontri di laboratorio, è stato chiesto ad alcune alunne che vi hanno partecipato di spiegare le loro impressioni su questa esperienza nel modo semplice e diretto con cui le avrebbero raccontate ad una compagna. Ecco alcune delle loro testimonianze :
 "Il progetto di Educazione alla legalità è un' esperienza che ti aiuta a crescere, a farti rendere più responsabile e tollerante verso gli altri, ad esporre le tue idee in una maniera sempre costruttiva, talvolta indiretta, ma che ti arricchisce interiormente. Gli incontri sono piacevoli sia per come sono strutturati gli argomenti (cioè attraverso giochi semplici), e sia per la scelta degli argomenti stessi. Questo corso ti aiuta a scoprire come tante cose che spesso consideriamo banali, scontate, nascondano in realtà verità importanti, e ti spinge a prendere coscienza di tanti problemi della società attuale. Questa bella esperienza non ti impone niente, né ti priva di qualcosa; ne puoi trarre solo buoni vantaggi nel migliorare i tuoi rapporti con gli altri. "
 
"Quest’anno ho partecipato al corso di Educazione alla legalità. Non lasciatevi impressionare da questo "parolone", perché non si tratta di uno di quei soliti, noiosissimi incontri che si tengono a scuola, tutt' altro! E' stato un vero e proprio divertimento! Ogni incontro, che si svolgeva di pomeriggio, una volta a settimana, era un'occasione per fare nuove amicizie...: prima di iniziare, chiacchieravamo, e poi ... tutti pronti per incominciare! Eravamo seduti tutti in cerchio, uno accanto all' altro, e fra noi c'erano anche le due conduttrici del corso, che si tiene già da diversi anni.
Quest 'esperienza è stata utile non soltanto per conoscere nuovi amici, ma anche per conoscere meglio noi stessi e il nostro comportamento nei confronti degli altri. Ogni incontro ci ha insegnato ad essere ascoltati, ma anche ad ascoltare e a capire gli altri, non soltanto tramite le parole, ma anche attraverso semplici sguardi o gesti. Sicuramente il prossimo anno si ripeterà questa magnifica esperienza, quindi non lasciatevi sfuggire questa occasione.
 
 
La cosa che colpisce in queste testimonianze è la consapevolezza di aver scoperto qualcosa di nuovo su di sé : scoprire maggiore affiatamento anche verso chi già si conosce, scoprire che anche gli altri vivono le stesse problematiche, sperimentare un clima "accettante" che si vorrebbe poter trasferire anche all' esterno, imparare ad apprezzare la diversità. Del resto nei laboratori i ragazzi, messi in condizione di esprimere più liberamente le proprie sensazioni, rivelano una complessità interiore molto maggiore di quella che emerge nel corso delle "normali" lezioni: dubbi, timori, ansie, ma anche aperture, speranze e propositi a volte insospettati, o comunque più variegati e sfaccettati di quanto non si sia portati a credere da adulti. Della serie : "Non si finisce mai di imparare! "