Culture a confronto
Scuola Media "Torrione Alto" - Salerno
Enza Capasso
IL PROGETTO
Premessa : la realtà socio-culturale di provenienza dei ragazzi è quella di una borghesia medio-alta nella quale spesso i ragazzi, molto impegnati nello studio e in attività sportive o artistiche ( musica, danza…), hanno  scarsa esperienza del gioco come puro divertimento e come approccio non competitivo agli altri.
Obiettivo : Conoscere la cultura di appartenenza, la propria identità personale e di gruppo e confrontarla, attraverso una categoria altamente simbolica - il gioco -  con  culture "altre", differenti nello spazio e nel tempo.
Metodologia : Incontro diretto con persone appartenenti a culture diverse ( i nonni, i compagni provenienti da Paesi stranieri) attraverso lo strumento della narrazione. Incontro indiretto attraverso la ricerca di testi, storie, giochi di altre culture ( Indiani Sioux, gli Inuit dell' Alaska, gli indigeni di Papua Nuova Guinea)
Strumenti :  Questionari per le  interviste, schede per classificare i giochi, relazioni finali personali e di gruppo.
Prodotto finale : Videoregistrazione dei giochi sperimentati in gruppo.
Tempi : 10 + 30 ore : Le prime dieci ore dedicate alle interviste e alla ricerca, le altre trenta per provare i giochi.

 

Il progetto GIOCHI INTERCULTURALI presso la Scuola media "Torrione Alto" di Salerno s'innesta in una realtà socio-culturale piuttosto omogenea e definita; l'85% dei ragazzi provengono da famiglie della media ed alta borghesia essenzialmente di una zona residenziale di Salerno : Sala Abbagnano. In una scuola media concentrata sullo sviluppo cognitivo dell'allievo, oggetto di programmazioni modulari disciplinari, pluridisciplinari, multidisciplinari, che lascia poco spazio all'affettività, alla creatività e al piacere del gioco come libera espressione della propria identità, sono partita da un questionario iniziale per capire gli allievi di prima media cosa intendessero per gioco.E' venuto fuori che l'80% di essi intende per gioco  i quiz televisivi, il calcio e i video-games.
Dunque la dimensione a loro più familiare e di cui hanno quotidiana esperienza è quella mediatica e virtuale e quella competitiva propria della gara sportiva, cioè la sfida contro gli altri e la competizione prevalgono sul divertimento.
Lo stesso gioco del calcio - di per sé piacevole e innocente - è stato caricato di significati eccessivi dai mass- media per cui si punta tutto sul risultato a tutti i costi e il giocatore che segna diventa un idolo e un superuomo, chi sbaglia un perdente. Ed ecco la spiegazione della violenza che esplode in campo e fuori.
Per non parlare dei quiz televisivi dove il gioco è solo un pretesto per guadagnare centinaia di milioni, oppure dei video-games giocati per troppo tempo e da soli, che rischiano di allontanare i ragazzi dalla realtà e soprattutto dai loro coetanei.
Solo pochi conoscono i giochi di strada, nessuno i giochi cooperativi.
In una seconda fase ci siamo chiesti come si giocava nel passato e quindi abbiamo preparato un questionario da somministrare ai nonni per conoscere i tempi, i luoghi, le modalità e le caratteristiche dei loro giochi. Alcuni nonni hanno accettato volentieri di raccontare direttamente agli alunni le loro esperienze. Del resto la narrazione è uno degli elementi strutturali dell'educazione interculturale che - secondo Antonio Nanni- prepara il tempo e il terreno per la fusione degli orizzonti culturali.
 
Dall'analisi dei questionari si sono evidenziate le seguenti caratteristiche:
-              Una netta distinzione fra giochi per maschi e giochi per femmine. I primi giocati per strada, di movimento e con giocattoli costruiti da loro con materiali poveri. I secondi giocati in casa ( tipo "alle signore" con i vestiti delle mamme, "alle bambole" vestite con pezzi di stoffa o di lana, cioè le nonne povere di Barby) oppure all'aperto tipo girotondo o il gioco della palla da lanciare al muro accompagnato da filastrocche e canzoncine.
-               Una grande libertà di movimento perché un tempo non era così pericoloso giocare per strada o nei campetti vicino casa o nella piazza dei paesi, perché ci si conosceva tutti e i bambini erano sotto la protezione di tutti gli adulti, non solo dei familiari.
-              Una notevole creatività nell'organizzare giochi e scherzi durante le feste, per esempio a Carnevale travestimenti, maschere costruite da loro….
 
La terza fase prevedeva una ricerca sui giochi di culture lontane dalla nostra. Si sono letti brani che descrivevano i giochi di bambini appartenenti a culture aggressive, come i Sioux o molto pacifiche come gli Inuit dell'Alaska o i Papua della Nuova Guinea, società queste ultime definite da noi primitive , ma che hanno una struttura sociale che si basa sulla condivisione di tutti i beni. Infatti quando i missionari introdussero il calcio i bambini di questa società non riuscivano a capire perché dovesse vincere una squadra.
I ragazzi hanno constatato con sorpresa che alcuni giochi come quello della guerra agli alveari o il gioco dell'uomo bianco o la caccia simulata al bufalo avevano molte somiglianze con giochi che anche loro conoscevano, anche se avevano nomi diversi e modalità diverse.
In questa fase abbiamo avvicinato due ragazzi di altre classi - uno polacco e uno tunisino - per sapere quali erano i giochi più diffusi nei loro paesi. Per evitare che fossero troppo al centro dell'attenzione e si sentissero diversi nel momento in cui si stanno integrando nel gruppo classe, abbiamo evitato l'incontro diretto, ma li abbiamo invitati a compilare come gli altri il nostro questionario. Anche dall'analisi delle loro risposte si è capito come il gioco sia lo specchio di società e culture diverse per clima, religione, storia, tradizioni…
E a questo punto c'è stata una interessante discussione guidata sul concetto di cultura, di differenza, di diversità, arrivando alla conclusione che non esistono civiltà superiori o inferiori, ma solo differenti: ognuno è il prodotto dell'interazione fra il sé e il contesto in cui vive, per cui ogni azione umana per poter essere capita e spiegata deve essere considerata all'interno di una determinata società che in qualche modo l' ha prodotta.
Inoltre tutti sono stati d'accordo nel considerare un'esperienza che arricchisce quella che mette a confronto realtà diverse, in quanto educa all'ascolto, aiuta a conoscere meglio la propria identità esplorando la differenza e crea atteggiamenti cooperativi e solidali che eliminano il pregiudizio.
L'ultima fase ha visto gli alunni impegnati nei giochi di conoscenza e di socializzazione ( la scossa d'energia, i nomi sotto il paracadute, utilizzazione di giocolerie con materiali poveri…), le sagome e l'identificazione con gli animali, giochi cooperativi ( i nodi gordiani, le statue, cavalli e cavalieri…), giochi narrativi attraverso la fabulazione ( la ruota delle storie, il gomitolo per raccontare, scrittura collettiva).