In
questa fase abbiamo avvicinato due ragazzi di altre classi - uno
polacco e uno tunisino - per sapere quali erano i giochi più
diffusi nei loro paesi. Per evitare che fossero troppo al centro
dell'attenzione e si sentissero diversi nel momento in cui si stanno
integrando nel gruppo classe, abbiamo evitato l'incontro diretto, ma
li abbiamo invitati a compilare come gli altri il nostro
questionario. Anche dall'analisi delle loro risposte si è capito
come il gioco sia lo specchio di società e culture diverse per
clima, religione, storia, tradizioni…
E
a questo punto c'è stata una interessante discussione guidata sul
concetto di cultura, di differenza, di diversità, arrivando alla
conclusione che non esistono civiltà superiori o inferiori, ma solo
differenti: ognuno è il prodotto dell'interazione fra il sé e il
contesto in cui vive, per cui ogni azione umana per poter essere
capita e spiegata deve essere considerata all'interno di una
determinata società che in qualche modo l' ha prodotta.
Inoltre
tutti sono stati d'accordo nel considerare un'esperienza che
arricchisce quella che mette a confronto realtà diverse, in quanto
educa all'ascolto, aiuta a conoscere meglio la propria identità
esplorando la differenza e crea atteggiamenti cooperativi e solidali
che eliminano il pregiudizio.
L'ultima
fase ha visto gli alunni impegnati nei giochi di conoscenza e di
socializzazione ( la scossa d'energia, i nomi sotto il paracadute,
utilizzazione di giocolerie con materiali poveri…), le sagome e
l'identificazione con gli animali, giochi cooperativi ( i nodi
gordiani, le statue, cavalli e cavalieri…), giochi narrativi
attraverso la fabulazione ( la ruota delle storie, il gomitolo per
raccontare, scrittura collettiva).